Pantelleria presidio Sosan

AFFRONTARE I PROBLEMI SUL CAMPO!

PANTELLERIA VERO ESEMPIO DI SOLIDARIETA’ SANITARIA DEI LIONS

 Caro Mimmo tu hai fatto da apripista a nome dei Lions (SoSan e Distretto YB) a PANTELLERIA per creare un centro di accoglienza medica per il primo soccorso ai migranti, riesci a riassumerci il tuo impatto sul territorio e le tue prime difficoltà?

Impegnandoci  nel fronteggiare a Pantelleria il flusso straordinario di migranti forzati (nel 2022 ne sono giunti sull’isola 5.700!) ci si è presentata una prima difficoltà: quella di superare l’approccio emergenziale all’accoglienza, che tende a giustificare  una presa in carico improvvisata.

L’immigrazione è ormai un fenomeno strutturale e necessita di un costante impegno ed una fattiva collaborazione tra tutti gli attori che a vario titolo si occupano di gestire l’assistenza dei cittadini stranieri provenienti da paesi terzi. Ebbene la So.San.-Lions, grazie anche al sostegno attivo del Distretto YB ed in particolare del suo DG Maurizio Gibilaro, si è preoccupata, in questa prima fase, di articolare la propria operatività in un contesto di leale collaborazione tra i diversi livelli istituzionali e non (Ministero della Salute USMAF Sicilia, Comune, Carabinieri, Guardia Costiera, Guardia di Finanza, Distaccamento Aeroportuale dell’Aeronautica Militare, Direzione Sanitaria e Pronto Soccorso dell’Ospedale locale, Azienda Sanitaria Territoriale, Direzione Scolastica, Croce Rossa Italiana e Misericordia): così ho dovuto dare un volto a tutti questi contatti telefonici che avevano anticipato la mia venuta, comparendo ai loro occhi non solo come un’organizzazione credibile, ma anche come una presenza visibile e preziosa, utile per superare assieme alcune criticità rilevate dagli stessi soggetti dell’accoglienza.

So che la grande famiglia Lions non ti ha fatto mancare affetto e riconoscenza. Quanto secondo te è importante, imprescindibile ed inseparabile dal concetto di volontariato il nostro essere LION?

C’è un detto tra chi partecipa alle missioni umanitarie: “il volontario non è chi parte, ma chi resta”, intendendo per “chi resta”: la moglie, i figli, i colleghi e tutti quelli che compensano la sua assenza; ed io aggiungerei: “…e chi lo circonda”. Ebbene,  a Pantelleria mi sono sentito circondato dai Lions che mi hanno sempre dimostrato alleanza e desiderio di collaborare per gli obiettivi comuni, aiutandomi a superare le difficoltà quotidiane ed a far sì che la nostra azione sia sempre conforme ai valori di solidarietà e di fraternità.

 Ho avuto modo di ascoltare la passione e l’emozione con le quali hai vissuto questi giorni, riesci a descrivercele?

Quando vado in missione mi ritengo sempre un privilegiato; privilegio certo dovuto alla mia professione, che mi consente di avvicinarmi all’altro e mi offre ancora un’opportunità di crescita culturale ed anche spirituale. Ora poi che sono in quiescenza mi evita di chiudermi e ripiegarmi su me stesso.

A Pantelleria, per mia formazione, ho riservato una particolare attenzione ai minori ed ancor di più ai minori non accompagnati e perciò privi di un ambiente familiare di apprendimento, perché immagino quanto questa esperienza inciderà nella loro vita futura e quindi sta a noi intraprendere qualsiasi azione che possa rendere migliore la loro sorte, perché “ se cambiamo l’inizio della storia, cambiamo tutta la storia”.

 

La SoSan, che ha messo a disposizione i “suoi” soci medici per il service: coprirà questo nuovo servizio almeno sino alla fine di marzo. Cosa ti senti di esprimere ai tuoi colleghi che si alterneranno dopo di te?

 

I colleghi che seguiranno hanno alle spalle grandi esperienze sul campo per cui poco posso aggiungere loro…ma sì, forse un paio di cose:

Una delle criticità che i volontari non gradiscono, da sempre, è il tempo di stallo tra un evento e l’altro, in questo caso: tra uno sbarco e l’altro; io ho cercato di colmare questo gap con alcune idee, cioè curando la formazione dove mi trovavo ed i rapporti umani con gli isolani. L’attività formativa rientra nella mission della nostra Associazione ed ha come obiettivo quello di assicurare l’acquisizione di conoscenze da parte della comunità per proteggere la propria vita e quella degli altri. Quindi direi loro di organizzarsi per poter offrire educazione sanitaria ai panteschi.

La seconda cosa è di armarsi di pazienza (…ma già lo sanno): ad esempio, con tutte le figure istituzionali prima nominate abbiamo evidenziato la grave mancanza del Mediatore Linguistico Culturale, una figura indispensabile per una risposta sanitaria adeguata alle migrazioni di massa!

Fortunatamente il nostro Presidente SoSan, Salvatore Trigona, ha saputo prontamente intervenire anche su questa problematica, inviando a seguire un socio, il dr. Khaled Abdallat, di madre lingua araba e culturalmente competente.

 

Infine ti chiederei una valutazione finale dell’impatto che queste persone disperate che affrontano rischi altissimi per cercare spazi di vita “normali” lasciano in chi cerca in qualsiasi modo di donare loro un sorriso ed un aiuto tangibile.

 

Abituarsi a chiamarli “migranti forzati” ci aiuta a superare una nostra difficoltà: quella di vincere i pregiudizi istintivi ed ideologici verso lo straniero, riconoscendo –proprio come hai detto- la disperazione ed i rischi da loro affrontati, perché costretti a migrare anche da cause umane, comprese le minacce alla vita ed al sostentamento, magari per progetti di sviluppo familiare… “Sospendere il giudizio” è quindi l’imperativo categorico che ci aiuta a rispettarli ed a maturare in umanità.

D’altronde, questi migranti forzati mettono in scena la fatica dell’essere umano a trovare il proprio posto nel Mondo, così come del resto facciamo anche noi, in altre forme…magari come quella del Volontariato.

 

Grazie Mimmo, grazie per la tua contagiosa sensibilità, mi piace concludere con la tua ultima frase, degna di essere passata a memoria per tutti i volontari che aiutano le istituzioni in questo momento storico:

 

MATURARE IN UMANITA’.

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